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Hannah Arendt

Aggiornamento: 15 mar 2022


FOTO CREDITS: https://www.corriere.it/sette/opinioni/20_dicembre_04/hannah-arendt-controversa-terribile-banalita-male-a9d0a92c-34f7-11eb-b1bc-a76a672bf85e.shtml


VITA

Hannah Arendt è nata in una famiglia di origine ebraica in Germania nel 1906. Era molto interessata ai libri e all’apprendimento durante la sua infanzia e condivideva questa passione con il padre; quando egli morì provò uno stato di solitudine che la portò ad interessarsi della filosofia.

Si iscrisse all’università di Berlino seguendo il corso di filosofia con una specializzazione in teologia e greco antico. Dopo l’università si trasferì a Marburgo dove divenne allieva del filosofo Martin Heidegger.

Durante questo periodo della sua vita Hannah non è affatto interessata alla politica e alla storia, il punto di svolta avvenne quando apprese degli arresti illegali degli ebrei e quando il 27 febbraio 1933, si appiccò l’incendio del Reichstag. Ella iniziò a raccogliere le prove dei discorsi d’odio antisemita e per questo venne arrestata dalla Gestapo. Fu reclusa per 8 giorni poi riuscì a scappare. Visse per un paio di anni a Parigi quando nel 1937 il governo la privò della nazionalità tedesca. Nel 1940 i francesi internarono Hannah nella città di Gurs ma riesce a scappare in Portogallo grazie ai disguidi causati ai tedeschi che conquistarono la Francia.

Nel 1941 si trasferisce in America dove vive da apolide, con difficoltà nella lingua e nella scrittura, è proprio qui che fino alla sua morte inizia a riflettere sulla tensione costante che c’è fra politica e filosofia, scriverà opere e si definirà in più occasioni anche in pubblico come “teorica politica” preferendo questo titolo a filosofa.

Muore nel 1975 a New York di infarto.



OPERE E PENSIERO

Hannah Arendt è soprattutto interessata alla natura della politica, della comunicazione con i cittadini, su come essi dovrebbero partecipare alla vita politica del proprio paese e su come si possano garantire i diritti.

Il primo scritto noto fu “Noi rifugiati” (1943), un saggio sul giornale ebraico di New York dove ella esterna il pensiero che è stato il popolo europeo a permettere lo sterminio degli ebrei.

Hannah pubblica la sua opera più nota e importante “Le origini del totalitarismo” nel 1951, ella analizza come è possibile l’ascesa al potere dei grandi regimi totalitari con un focus sulla Germania nazista. Il potere viene dato dai cittadini stessi secondo Arendt, quando sono isolati gli uni agli altri e vi è una forza emergente che promette loro qualcosa, essi investono sul partito. Intanto, osserva Hannah, il partito toglie loro il proprio “governo interiore” lasciando solo un corpo che esegue. Nell’opera poi riflette anche come si possano garantire i diritti fondamentali per ogni uomo, secondo lei bisogna garantire l’accesso alle istituzioni politiche e tutti devono avere una patria (riferimento alla sua condizione di apolide).

Nel 1959 ella pubblicò la “Riflessione su Little Rock”, un episodio avvenuto in cui alcuni ragazzi afroamericani sono stati iscritti ad una scuola di studenti americani. Arendt li chiama “barbari” e “selvaggi” e ne evidenzia la provenienza dall’Africa da lei indicato come “continente oscuro”. Per questa sua riflessione fu pesantemente criticata. Noi la segnaliamo come unica nota stonata in una carriera dedicata ai diritti civili delle minoranze, in particolare quella ebraica.

Ultima opera pubblicata è “La banalità del male” nel 1961 è una riflessione sul processo di Adolf Eichmann avvenuto a Gerusalemme nello stesso anno. Eichmann era un criminale di guerra ritenuto responsabile della morte di cinque milioni di ebrei nei campi di concentramento in quanto era lui a governare i traffici e i viaggi. Hannah Arendt lo descrive come incarnazione della “banalità del male”, durante il processo egli negò di aver odiato gli ebrei e che egli agì per eseguire gli ordini, il suo avvocato indicò Hitler come responsabile di tutta la Shoah. Ella lo descrive come un uomo le cui azioni erano motivate dalla mancanza di pensiero e di ideologia, è per questo che ritiene che il male è banale, semplice da commettere.

In generale il pensiero complessivo si basa sulla politica e sulla sua natura e sulla tutela dei diritti dei cittadini che devono partecipare alla vita politica del proprio paese votando, dibattendo e confrontandosi.

Le influenze che ella ricevette sono quella ebraica, quella di Socrate in merito alla partecipazione politica dell’individuo e sulla Città-Stato greca antica e una forte influenza di Aristotele che considerava l’uomo come insieme di parte dell’essere biologico (corpo) e essere politico.


CITAZIONI


Le origini del totalitarismo, 1951

“Potenzialmente, essa [la massa esiste in ogni Paese e forma la maggioranza della folta schiera di persone politicamente neutrali che non aderiscono mai a un partito e fanno fatica a recarsi alle urne”

Citazioni tratte dall’intervista con Gunter Gaus per il programma “Zur person” del 1964:

“Ho sempre saputo che avrei studiato filosofia... Ho letto Kant. Ora lei potrebbe chiedermi: perché ha letto Kant? Per me la questione è la seguente: o studio filosofia o sono finita”
“Non sta bene quando una donna dà ordini”
“Ho sempre fatto quello che volevo fare, non mi è mai importato se fosse un lavoro da uomo”

FONTI

Libro “Le regine della filosofia. Eredità di donne che hanno fatto la storia del pensiero” a cura di R. Buxton e di L. Whiting Edizione Tlon

Wikipedia


DOMANDA

Ti vengono in mente degli esempi in cui fare il male è più semplice che fare del bene? Rispondici nei commenti presentando dei casi concreti sulla banalità del male.

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